Ostacolo alla guarigione: Tossine

Una delle minacce più importanti al processo di guarigione è rappresentata dalle innumerevoli tossine che derivano dalle sostanze dannose presenti nell'ambiente in cui viviamo.

La parola “tossina” deriva dal greco “toksikon” e che era il veleno per le frecce che usavano gli antichi guerrieri.

Molti medici ricercatori, soprattutto quelli che lavorano per il governo e l'industria, hanno impiegato molto tempo prima di riconoscere la pericolosità di certi residui “tossici” per la salute pubblica, specialmente per quanto riguarda l'utilizzo di sostanze chimiche nell'agricoltura.

Utilizzare il termine “organico” al posto di “chimico”, nel caso di fertilizzanti usati per la crescita delle piante, non cambia nulla per quanto riguarda le proprietà nutritive o chimiche degli alimenti.

Tutti gli alimenti sono formati da “sostanze chimiche” e sono state rilevate tracce di pesticidi negli alimenti sia “organici” sia “tradizionali”. Di solito queste tracce rientrano nei livelli ufficiali di tolleranza, i quali garantiscono adeguata protezione al consumatore.

Gli ostacoli all'autoguarigione

L'uomo è un'unità composta da corpo, mente e spirito. Uno e trino. Il suo benessere, la sua felicità e la sua salute, sono legati all'integrazione di questi elementi.

Una medicina che si occupi esclusivamente di uno solo di questi elementi, come il corpo, senza tener conto degli altri, non può non essere monca, carente, inadeguata.

Oggi si osservano con maggiore consapevolezza i limiti della medicina convenzionale, e si assiste ad una sensibile apertura nei confronti di medicine alternative, olistiche, che si occupano cioè dell'uomo nella sua totalità.

La malattia rappresenta uno squilibrio nella funzionalità dell'organismo che può e deve essere riparato dallo stesso, perché la natura ci ha fornito i mezzi per farlo.

La medicina che aiuti l'organismo umano ad attivare il processo di auto-guarigione non può che essere efficace ed “auspicabile”.

Il processo di guarigione dipende naturalmente dal funzionamento efficiente di tutti i componenti di quello che definiamo “sistema di guarigione”. Se anche solo uno di questi componenti è danneggiato o si trova a svolgere altri compiti, la guarigione ne è ostacolata.

Tante sono le minacce e gli ostacoli possibili al processo di auto- guarigione, ne elenchiamo principalmente otto:

  1. mancanza di energia

  2. cattiva circolazione

  3. respirazione sbagliata

  4. indebolimento delle difese

  5. tossine

  6. età

  7. ostruzionismo della mente

  8. problemi spirituali.

La risoluzione di questi ostacoli è la via della salute e del benessere non solo psicofisico ma anche spirituale.

(art. ispirato dal libro “guarire da soli” di A.Weil)

Autoguarigione

Il sistema di guarigione del corpo è difficile da prendere in considerazione dal punto di vista della medicina clinica. L’organismo umano è incredibilmente complesso e la sua capacità di autoguarirsi lo è ancora di più. Le interazioni tra mente e corpo sono assai rilevanti agli effetti della guarigione, ma manca un modello che consenta l’integrazione della mente nella realtà biologica.
Esempi di guarigione spontanea sono tantissimi, ne prendiamo uno banalissimo, ma ben conosciuto e ampiamente studiato, anche se molti non riescono a comprendere il suo significato più ampio: il processo di guarigione delle ferite.
Supponiamo di tagliarci un dito con un coltello. Le prime preoccupazioni sono: il dolore e l’emorragia. Il dolore diminuisce rapidamente e si comprende bene l’attività dei nervi periferici che informano il cervello della lesione. A meno di avere dei problemi di coagulazione, anche l’emorragia cessa in breve tempo con la formazione di un coagulo che si indurisce e si trasforma in una crosta protettiva.
Nel giro di ventiquattr’ore noteremo la comparsa di una zona infiammata intorno ai bordi della ferita: un’area decisamente dolente, arrossata, gonfia e calda. Si tratta della risposta immunitaria causata dalla migrazione dei globuli bianchi in quella zona per combattere l’ingresso dei germi, ed anche per eliminare dalla lesione le cellule morte o “moribonde”.

Feng Shui. Cos'è?

Il Feng Shui è l'arte cinese della disposizione delle cose. Feng significa Vento e Shui Acqua. Gli antichi cinesi credevano che l'uomo, il mondo e tutto ciò che in esso è contenuto fossero collegati con il fluire dell'energia universale. Il Vento rappresentava lo yang, ossia l'energia dinamica e attiva, mentre l'Acqua era lo yin, ossia l'energia passiva e ricettiva. La canalizzazione di queste due forze presenti nella natura prese il nome di Feng Shui. Gli scienziati moderni sono concordi nel ritenere che l'intero universo vibri e che ogni sua parte sia collegata con tutto il resto tramite una forza o energia. Nell'arte del Feng Shui questa energia è chiamata C'hi.

Per secoli molte culture orientali hanno affidato alla complessa arte e scienza del Feng Shui la pianificazione e la localizzazione di case, studi, giardini e ambienti interni, per creare e ottenere Equilibrio e Armonia. I taoisti si servivano del Feng Shui non solo per decidere quale fosse la localizzazione migliore per le tombe dei loro avi, ma anche per incrementare la propria energia sessuale. Il segreto quindi della longevità e della felicità era da ricercare nell'accrescimento del flusso del C'hi durante l'atto sessuale.

Il C'hi fluisce attraverso tutte le cose: dalle montagne, agli alberi, ai mobili di una stanza, e questo principio è alla base del Feng Shui. E' un'energia potente e magica, perciò quando i nostri giardini e le nostre case saranno progettate secondo i principi del Feng Shui, l'energia fluirà armonica attraverso i nostri cuori.

Il Feng Shui è una disciplina molto complessa e ci vogliono anni di studio e di pratica prima di diventare operatore. Il Feng Shui insieme ad un approccio scientifico di astronomia e astrologia utilizza anche intuizione e consapevolezza spirituale.

La magia del Feng Shui sta nel fatto che le creazioni e i cambiamenti che apporteremo nella nostra casa indurranno l'energia a lavorare anche dentro di noi.

Lo yoga della Bhagavad Gita di Sri Aurobindo

"Ma, anche se uccide questi uomini, colui che è libero dal senso dell'io che agisce e la cui ragione non è offuscata, non uccide e non rimane sottoposto alle conseguenze del suo atto". BG cap.XVIII sutra 17.

Generalmente supponiamo che l'autore dei nostri atti sia l'ego personale e superficiale; ma è l'idea falsa di una comprensione che non ha raggiunto la conoscenza. L'ego è l'autore apparente, ma l'ego e la volontà sono creazioni e strumenti della Natura, con cui l'ignorante modo d'intendere identifica a torto il nostro vero sè. Ego e volontà non sono d'altra parte i soli a determinare l'azione umana; ancora meno la dirigono e ne causano le conseguenze.

"Ti dirò adesso, o Guerriero dal braccio possente, quali sono - secondo il Sankhya, che [mediante la conoscenza] mette fine all'azione - i cinque fattori che intervengono nel compimento di ogni azione. Essi sono: la sede [dell'azione], l'agente, i diversi strumenti, le diverse forme dello sforzo e, al quinto posto, il destino.
Tutte le azioni, giuste o ingiuste, che l'uomo intraprende col corpo, la parola o il pensiero, procedono da queste cinque cause. In tal modo, l'uomo dall'intelligenza rozza e dallo spirito perverso, che si considera come l'unico autore [dei suoi atti], non scorge la verità." BG cap. XVIII sutra 13-16.

Quando ci liberiamo dall'ego, il nostro vero Sè, impersonale e universale, passa in primo piano e, nella visione che ha della sua unità con lo Spirito universale, vede che la Natura universale è l'autore dell'azione, e nella divina Volontà nascosta vede il Maestro della Natura universale. Finchè non abbiamo questa conoscenza siamo legati al carattere dell'ego; pensiamo che l'ego con la sua volontà sia l'autore dell'azione, che siamo noi gli autori del bene e del male e noi a raccogliere le soddisfazioni della nostra natura tamasica, rajasica e sattvica. Ma non appena incominciamo a vivere secondo questa più grande conoscenza, il carattere e le conseguenze dell'azione si rivelano senza importanza per la libertà dello spirito. Esteriormente l'opera può essere un'azione terribile, come la grande battaglia e il massacro di Kurukshetra; ma anche se l'uomo liberato prende parte alla lotta, anche se uccide "tutti questi uomini", non uccide nessuno e non è legato dal suo agire, perchè l'opera è quella del Maestro dei mondi, ed è Lui, con tutta la sua poderosa Volontà, che ha ucciso questi eserciti. Il lavoro di distruzione era necessario affinchè l'umanità potesse muoversi più speditamente verso una nuova creazione e un nuovo fine, per poterla sbarazzare del suo passato, karma, d'iniquità e farla avanzare verso il regno del dharma.

L'uomo liberato compie l'opera che gli è stata assegnata quale strumento vivente dello Spirito universale, uno in lui. Sapendo che tutto ciò deve avvenire, andando oltre le apparenze esteriori, non agisce per sè stesso, ma per il Divino e per l'uomo, per l'ordine umano e l'ordine cosmico; infatti non è lui che agisce, ma è consapevole della presenza e del potere della Forza divina nei suoi atti e risultati. Egli sa che la Shakti suprema, sola autrice, adempie in lui - nel suo corpo mentale, vitale e fisico- l'azione assegnata da un Destino che in verità non è il Destino, dispensatore meccanico, ma la saggia Volontà che tutto vede, all'opera dietro il karma umano.

Questa "azione terribile" intorno alla quale gira tutto l'insegnamento della Gita, è l'esempio estremo di un'azione in apparenza funesta, ma che dietro a queste apparenze nasconde tuttavia un gran bene. L'uomo chiamato ad adempiere questa funzione deve compierla impersonalmente per mantenere la coesione del mondo, senza scopo o desiderio personale, ma perchè è la missione assegnatagli.

 

(liberamente tratto da "Lo yoga della Bhagavad Gita" di Sri Aurobindo ed. Mediterranee)