Prana cos'è?

Il termine Prāna derivato dalla radice pra+an che significa respirare, inalare, è molto difficile da spiegare, così come tutti i termini sanscrito della Tradizione orientale, che tradotti perdono la loro pregnanza. Ci apprestiamo così, umilmente, a darne un’interpretazione indicativa che stimoli alla ricerca personale, la sola che possa soddisfare la nostra comprensione.

Il Prāna sottende diversi significati. La traduzione in “soffio vitale”, “respiro cosmico”, “energia vitale”, vuole indicare questa immensità che rappresenta.

Da una parte è la somma di tutte le energie cosmiche, è l’energia universale che agendo su “ākāśa” crea tutte le forme presenti nella materia. Il termine occidentale corrispondente a Prāna potrebbe essere energia, anche se non è esaustivo, per quello che noi intendiamo come energia. In oriente invece, tutto è manifestazione del Prāna (anche il pensiero) ed esiste in tutte le forme, così negli esseri viventi che nel mondo inanimato, nel cibo, nell’acqua, nella luce del sole etc. E’ quindi energia fisica, mentale, intellettuale, sessuale, spirituale; la luce, il calore, il magnetismo, la gravità e l’elettricità sono forme di prāna. E’ il primo motore di tutte le attività, è l’energia che crea, protegge, distrugge. A certi livelli rappresenta il Purusha stesso, cioè l’Essere nella sua funzione di sostegno del divenire e della trasformazione universale.

Dall’altra parte è anche il termine per indicare il “soffio vitale” che pervade il corpo e lo anima e che dura finchè dura la vita e svanisce al suo svanire. Designa perciò l’energia sottile che circola nel corpo attraverso le nādi (canali del corpo sottile), sebbene si manifesti esteriormente anche a livello grossolano, ad esempio il prāna nell’uomo si manifesta nella funzione respiratoria, ma il prāna non è la respirazione. In tale contesto corrisponde cioè al flusso mentale-energetico che trova espressione nell’attività dei vari organi.

Assume così vari nomi e funzioni diverse all’interno del corpo, i più importanti sono cinque:

prāna, in senso stretto, che sta nel cuore, controlla la parte superiore del corpo e la respirazione in particolare;

apāna, che sta nell’ano, si muove nel basso addome e controlla l’eliminazione dell’urina, del seme e delle feci;

samāna, che sta nell’ombelico, alimenta i fuochi gastrici, facilitando la digestione e mantenendo il funzionamento armonioso degli organi addominali, permette quindi la corretta assimilazione del nutrimento e l’equa distribuzione energetica nell’organismo;

udāna, che sta nella gola, controlla le corde vocali e l’assimilazione dell’aria e del cibo, è il flusso ascendente con il quale lo spirito vitale abbandona il corpo al momento della morte fisica o mediante il quale si eleva nella concentrazione profonda;

vyāna, che pervade tutto il corpo, distribuisce l’energia derivata dal cibo e dalla respirazione a tutto il corpo attraverso le arterie, le vene e i nervi.

Le asana e in modo specifico il prānayama (tecniche per padroneggiare il prāna) mirano al controllo del Prāna. Quando prāna e apāna si uniscono al mulādhāra chakra (base della colonna vertebrale) Kundalini (energia cosmica dormiente) si risveglia.

Se confrontiamo le teorie orientali con le scoperte scientifiche dell’occidente, possiamo affermare che il prāna nell’atmosfera è costituito da particelle elettrizzate, gli ioni negativi. Uno ione è un atomo carico elettricamente, la sua funzione è quella di vitalizzare la cellula e quindi il corpo umano.

Ionizzare negativamente gli atomi di ossigeno significa aggiunger loro energia elettrica, nel corpo esistono dei veri e propri sistemi capaci di intercettare questa energia. Ne consegue che gli esercizi di respirazione sono delle tecniche utili a facilitare il processo di utilizzo di questa energia per il corpo e la mente.