Origini del Tantra e suo significato

Nei primi secoli dell’era cristiana, nell’area in cui si era sviluppata la grande civiltà indo-aria, si afferma e si diffonde una nuova corrente spirituale e religiosa. La sua influenza si fa sentire dappertutto: nelle scuole dello Yoga, nelle speculazioni post-upanishadiche, nei culti di Shiva e di Vishnu e nel buddismo dove suscita una corrente nuova: il Vajrayāna (la Via del Diamante o della Folgore). Essa si associa da una parte a varie forme di culti popolari e pratiche magiche, dall’altra ad insegnamenti prettamente esoterici ed iniziatici.
La parola Tantra, che spesso viene tradotta con “Trattato - Esposizione”, deriva dalla radice “Tan” che vuol dire “Estendere – Continuare”, sembrerebbe esprimere che il tantrismo sia come una estensione o uno sviluppo degli insegnamenti tradizionali, che a partire dai Veda si erano in seguito articolati nei Brāhmana, nelle Upanishad e nei Purāna. Per questo talvolta i Tantra hanno rivendicato la dignità di “quinto Veda”, cioè una ulteriore rivelazione accanto a quella dei quattro Veda tradizionali.
Il tantrismo rappresenta una reazione contro il semplice speculare, contro il ritualismo stereotipo e vuoto e contro ogni ascetismo mortificatorio e penitenziale. Un po’ come il buddismo delle origini che avversava le speculazioni e i ritualismi vuoti del brahmanesimo degenere. Il Tantra alla via della contemplazione contrappone quella dell’azione, dell’esperienza diretta. La pratica o sādhana riveste un ruolo centrale, leggiamo dallo Hathayogapradīpikā, I, 66:
“I poteri non si conseguono portando una veste [da brahmano o da asceta] né dissertando sullo yoga, ma solo la pratica infaticabile conduce al compimento. Su ciò non vi è dubbio”.

 

La peculiarità del Tantra sta quindi nel carattere del suo sādhana che è inteso come l’unione del principio maschile con quello femminile nel corpo, l’unione di purusha e prakrti, che sono i principi postulati dal Sāmkhya ( uno dei sei principali darśana indù). Possiamo tradurre Purusha come il Sé, anima, testimone, principio positivo maschile, la cui sola presenza provoca le attività di Prakrti che è principio negativo femminile e che possiamo tradurre con natura o sostanza di cui sono fatte tutte le cose da quelle più grossolane a quelle più sottili. In termini occidentali sarebbe il dualismo Spirito – Materia, dove per materia s’intende anche Energia. Un'altra terminologia per indicare queste polarità è Shiva – Shakti, dove Shakti rappresenta la potenza creativa di Shiva che rappresenta la coscienza suprema o principio spirituale. Quindi il Tantra ricerca la liberazione dalla sofferenza, il trascendimento dei limiti dell’individualità attraverso il superamento del dualismo.
Caratteristiche del tantrismo, a parte la preferenza data alla pratica - sādhana – rispetto ad ogni speculazione teorica, sono l’identificazione fra samsāra (ciclo perenne del divenire) e nirvāna (estinzione del relativo nell’Assoluto), l’utilizzazione di pratiche sessuali, l’utilizzo di un linguaggio ambivalente e metaforico e la ricerca un po’ esasperata di stati estatici.
Con il tantrismo viene superata l’antitesi tra godimento del mondo e ascesi. I Tantra affermano che nelle altre scuole l’una cosa esclude l’altra, mentre in questa via l’una si unisce all’altra. Dal Kulārnava-tantra, I, 23 leggiamo:
Si dice che lo yogi non possa fruire [il mondo] e colui che fruisce non possa conoscere lo yoga; ma nella via dei Kaula vi è ad un tempo bhoga (fruimento delle esperienze del mondo) e yoga”.
E dal Mahanirvāna-tantra, I, 51 leggiamo:
“I Tantra offrono, ad un tempo, fruimento e liberazione”.
In altri termini viene prospettata una disciplina che permette di essere liberi e invulnerabili anche nel pieno godimento del mondo. Al mondo, quindi viene tolto quel carattere di pura apparenza o illusione per far posto a quello di potenza.
In questa prospettiva dobbiamo considerare come il riaffiorare nel tantrismo della figura e del simbolo di una Dea, la Shakti, nelle sue varie epifanie (come Durgā o Kālī) sia un ulteriore elemento importante per questa corrente di pensiero. La Shakti può apparire da sola come principio supremo della manifestazione dell’universo oppure riprodursi in divinità femminili che vanno ad accompagnare divinità induistiche maschili, che prima avevano avuto una maggiore autonomia. Si affermano così le coppie divine dove l’elemento femminile, shaktico, ha un grande rilievo, tanto che in alcune correnti dello stesso tantrismo diviene l’elemento principale. Metafisicamente la “coppia divina” corrisponde ai due aspetti di ogni principio cosmico: il dio maschile raffigura l’aspetto immutabile (l’Essere), la divinità femminile, invece, l’energia, la potenza che agisce nella manifestazione, quindi l’aspetto immanente. Con il tantrismo l’interesse è spostato verso questo aspetto immanente e attivo piuttosto che alla pura trascendenza. Dalla concezione del mondo che nella Shakti vede il supremo Principio, nasce la concezione del mondo come potenza. Da qui si capisce come siano confluite nel tantrismo pratiche magiche, riti e pratiche a base orgiastica e sessuale che facevano parte del substrato pre-indoeuropeo e che nel tantrismo hanno avuto ulteriore sviluppo.
A questo si associa l’importanza data ai Mantra che da formula liturgica, preghiera o suono mistico diventano “parole di potenza”, tanto che il tantrismo talvolta è stato definito Mantrayāna, ossia la Via dei Mantra. La valorizzazione del sādhana, ovvero della pratica realizzatrice lo pone in stretta relazione con lo Yoga, ma ha carattere tantrico soprattutto lo Hatha-yoga, inteso come “yoga del potere serpentino” o come Kundalini-yoga, basato cioè sul risveglio e l’impiego della Shakti primigenia (Kundalini) latente nell’organismo umano. A ciò si collega quindi lo sviluppo di una scienza avente per oggetto la “corporeità occulta”, ossia l’anatomia e la fisiologia iperfisica dell’organismo umano nel quadro di corrispondenze fra uomo e mondo, fra microcosmo e macrocosmo.
Il respiro e il sesso vengono considerati come le due uniche vie aperte all'uomo del Kali-yuga (età oscura). L'originalità e l'attualità del tantrismo sta proprio nel fatto di riconoscere il desiderio come parte essenziale dell'uomo, il suo motore principale, che nemmeno la morte estingue, poiché permane la brama di vivere ancora, di reincarnarsi, di fare tutte quelle esperienze che non si sono potute fare. Questo ragionamento ci avvicina alle concezioni della moderna psicanalisi, quando i maestri tantrici sostengono che per eliminare alla radice il desiderio, il modo migliore non è reprimerlo bensì soddisfarlo fino ad esaurirlo, oppure servirsene come potente forza per abbattere le barriere dell'io. La repressione perciò è una pratica sempre negativa, in quanto il desiderio insoddisfatto non solo non può scomparire, ma si deposita nelle profondità del nostro essere, ossia nell'inconscio.
A causa del suo linguaggio ambiguo e simbolico, il tantrismo ha dato luogo a due tipi d'interpretazione: uno letterale e che viene definito di Sinistra e l'altro metaforico e definito di Destra. Così, ad esempio, in merito al rapporto sessuale, la via di Destra tende ad interiorizzarlo, mentre la via di Sinistra tende ad utilizzarlo concretamente, anche se il fine è comune, poiché entrambe le vie ricercano la riunificazione degli opposti.
Il fine ultimo è il superamento dello stato condizionato, ma mentre il buddhismo e l'induismo prevedono questo raggiungimento dopo un lungo processo di adeguamento ai principi e alla disciplina canonici, la sādhana tantrica nega la necessità di un simile procedimento ed afferma che è la sensualità, e quindi il piacere, il mezzo migliore e più rapido per trascendere la condizione umana di dualismo. Per far questo però non basta la comune attività sessuale, ma occorre che essa sia potenziata. Secondo il tantrismo l'Eros è la forza fondamentale della vita ed è quella scintilla di energia creatrice (Shakti) che anima l'universo; il sesso ne rappresenta l'espressione più diretta e tangibile. Ma il sesso può essere utilizzato come strumento di samādhi (contemplazione) solo all'interno di un rituale e di una precisa tecnica di meditazione, cioè quando sia il desiderio che la consapevolezza siano potenziati e attraverso la tecnica del maithuna (congiungimento sessuale) si diventa la divinità. Bisogna quindi tendere al grande desiderio, al grande orgasmo, alla grande estasi per realizzare la Grande Riunificazione (mahāmudrā).
Sappiamo che tutte le religioni hanno identificato l'eros ad una forza fuorviante, che allontana l'uomo da Dio e molti Padri della Chiesa lo hanno pure identificato con il peccato originale; però non mancano tradizioni occidentali come i riti orgiastici e ierodulari dei Fenici, Babilonesi, Egiziani ecc. che invece riconoscono in esso l'espressione più diretta della trascendenza. Si tratta di riconoscere il nostro corpo come “tempio interiore”, sacralizzare la nostra energia e muoversi verso l'altro con rispetto, consapevoli del divino in noi.
Un altro aspetto caratteristico del tantrismo è che mentre tutte le altre tecniche di meditazione tendono all'immedesimazione nel Sè ricercando l'isolamento psicofisico, il Tantra nel metodo del maithuna considera indispensabile la presenza del sesso opposto. Nell'accoppiamento tantrico l'uomo diventa padrone di ciò di cui era schiavo, si ribella ai limiti imposti dalla natura, perciò tutte le pratiche quali l'immobilità, la ritenzione del seme, le āsana (posizioni), il controllo del respiro, l'arresto del pensiero ecc. sono volte a liberarlo da ogni tipo di dipendenza. O in termini psicanalitici possiamo dire che nello yogi tantrico la luce della coscienza e la volontà penetrano in ciò che, nell'uomo comune, è inconscio e istintuale. Da ciò possiamo capire come l'accoppiamento tantrico abbia ben poco a che fare con l'accoppiamento “naturale” proprio perché in questo prevalgono i meccanismi istintuali mentre in quello la consapevolezza illuminante. Nel maithuna l'orgasmo conclusivo dovrebbe trasformarsi in esperienza meditativa. La spinta dell'energia orgasmica, a lungo trattenuta, dovrebbe permettere il superamento dei confini dell'io e dello stato di coscienza abituale. Ciò può presentare dei pericoli per l'equilibrio psichico; mentre nelle altre forme di meditazione abbiamo lunghe fasi di preparazione e purificazione, il metodo tantrico si presenta come una via breve e violenta, che porta ad un risveglio brusco della famosa energia Kundalini e quindi anche di una possibile esperienza traumatica. Ed ecco che in questi casi l'assistenza di un maestro o guru risulta indispensabile.
Visto che lo scopo ultimo dell'uomo è superare il dualismo e che dietro ad ogni desiderio si nasconde l'impulso verso l'unione, per il Tantra ogni stato di piacere rivela una condizione di unificazione e, al contrario, ogni stato di sofferenza rivela una condizione di divisione e contrapposizione.
Questo modo d'intendere porta ad avere una concezione diversa di moralità e peccato.
Se il samsāra coincide con il nirvāna ogni azione sfugge ai criteri etici, così, mentre il buddhismo ricorre a rigidi criteri di moralità ritenendo indispensabile una preventiva fase di purificazione, nel tantrismo vajrayāna tutto ciò viene a cadere e troviamo il concetto di giusto atteggiamento, di retto stato d'animo (bhāva). Sarà il bhāva a differenziare gli uomini, non il loro comportamento esteriore, perché seguire le norme etiche senza una corrispondente disposizione divina non può avere valore. Così, viceversa, qualunque azione, anche quella giudicata dalla società come immorale, può portare alla liberazione se viene compiuta con il giusto spirito.
Il tantrismo vuole perciò essere un appello allo spirito della verità, ritenendo determinante solo l'atteggiamento spirituale, si contrappone ad ogni tipo d'ortodossia formale. Da ciò nasce lo spirito di trasgressione tantrica nei confronti dei divieti moralistici e la ricerca della liberazione attraverso quelle stesse azioni che condannano gli altri. Ogni precetto o regola resta nell'ambito della coscienza condizionata, anzi costituisce un condizionamento, gli stessi concetti di bene e male, giusto e ingiusto, sono concetti della mente che dipendono l'uno dall'altro, per cui se aspiriamo al risveglio occorre trascendere tutti gli opposti, andare al di là del buono e del cattivo, superando ogni dicotomia.
Questo ci porta a considerare la notevole differenza tra i vari sistemi religiosi e il tantrismo. I primi che si basano sulla divisione, sulla repressione, sulle penitenze, rinunce, voti, castità, senso del peccato, senso di colpa, ecc., metodi questi che accentuano la sofferenza dell'uomo, la sua alienazione, la distinzione dentro di sé tra parti buone e parti cattive, fra azioni giuste e ingiuste; il discepolo tantrico invece utilizza la stessa azione condizionata rivalutandola con un autentico atteggiamento spirituale. Ma questo è anche il motivo per cui il tantrismo, per lungo tempo, era stato messo sotto una luce sinistra e considerato alla stregua di magia, che mal si accordava ad una mentalità puritana e “spiritualista”.
Il tantrismo risulta essere in anticipo sui tempi sostenendo quello che oggi la psicologia del profondo ha messo in evidenza: in ognuno di noi alberga una polarità opposta, nell'uomo vive una parte femminile, nella donna una parte maschile. Ciò perché la differenziazione sessuale e quindi psicologica non è mai totale, visto che ereditiamo un patrimonio genetico maschile e femminile. Questa polarità opposta però viene occultata e relegata nell'inconscio. Jung, ad esempio, parlava di animus come polarità maschile presente nella donna e anima come polarità femminile presente nell'inconscio dell'uomo. Tutto ciò il tantrismo l'ha sempre saputo sostenendo che ci innamoriamo perché troviamo nell'altro qualche riflesso della nostra polarità inconscia. La psicanalisi afferma la stessa cosa quando dice che noi ricerchiamo l'immagine inconscia della madre o del padre.
Secondo il tantrismo la beatitudine, la gioa e l'estasi che nascono dall'amore scaturiscono in realtà da una riunificazione di noi stessi, delle nostre parti consce e inconsce, e l'altro è l'occasione per innescare tale processo interiore e ricordarci della verità dentro di noi. Nell'accoppiamento sessuale, che nasce da amore, possiamo sperimentare un senso di unione, in apparenza con l'altro, ma in realtà è con noi stessi, che sviluppa l'ānanda (gioia senza oggetto).
Il tantrismo ci aiuta così a guardare meglio dentro di noi, per capire cosa veramente cerchiamo: e nell'amore e nel sesso e in tutte le esperienze di questo mondo. La vita si presenta come un esperimento che dobbiamo compiere consapevolmente, se si rimane insoddisfatti, se si aspira sempre a qualcosa di più, è un cambiamento di direzione che dobbiamo compiere. E' noi stessi che cerchiamo, la nostra natura divina. E per far questo il tantrismo ci offre numerosi strumenti, ma bisogna riconoscere che occorre determinazione e soprattutto riconoscere che il mezzo non è il fine.
Il fine ultimo dei Tantra rimane il risveglio dell'uomo, o meglio l'estinzione dello stato di sofferenza, la caduta del desiderio samsarico, la fine degli attaccamenti e la liberazione da ogni forma di condizionamento.